giovedì 5 aprile 2012

“Il paese dispari” ieri sera alla Fondazione Corriere


Ieri sera alla Fondazione Corriere si è discusso di diritti negati alle due categorie che ormai in Italia viaggiano a braccetto quando si parla di mancanza di opportunità: le donne e i giovani.

Sul palco, oltre al moderatore Dario Di Vico, due donne - la sociologa Chiara Saraceno (qui l'intervista di Womenomics per web@femminile2012) e la giornalista Marina Terragni - e due uomini - il politico Pippo Civati e il docente universitario Alessandro Rosina.

Netta la differenza di approccio al tema.

Chiara Saraceno, con  piglio un po’ sarcastico, ha presentato il suo ultimo libro (Cittadini a metà, Rizzoli), soffermandosi con grande competenza sulle criticità della riforma delle pensioni (l’innalzamento non graduale dell’età pensionabile senza riconoscere il lavoro di cura effettivo, la scomparsa del cosiddetto tesoretto destinato ai servizi) e della riforma del lavoro (pochissima attenzione alle esigenze delle donne, irrisorie le misure a sostegno dell’occupazione femminile come i 3 giorni di congedo per i padri e i voucher per la babysitter per i primi 11 mesi).

Marina Terragni, con il tono passionale che la contraddistingue, è partita dal tuo ultimo libro (Un gioco da ragazze, Rizzoli) per invitare con forza a un cambio di sguardo (più che poche donne, ci sono troppi uomini) e di azione (molte donne devono togliere il potere ai soliti uomini), concordando con la Saraceno sulla mancanza di attenzione della riforma del lavoro alla condizione attuale delle donne italiane, che pure in questi anni hanno prodotto tante riflessione.

Pippo Civati, da giovane politico simpatico e un po' sornione, ha accennato a questioni importanti (la miopia dell’alta classe politica di fronte ai temi sociali, l’opportunità della Lombardia di diventare un modello in Italia, la necessità di reagire con forza) usando molte (troppe?) frasi ad effetto.

Alessandro Rosina (che avevo sentito parlare tempo fa in modo molto convincente sulla fuga di talenti), qui da buon docente universitario, ha inquadrato l’argomento in modo teorico, toccando temi ampliamente noti a chi si occupa della questione.
Le sue parole mi hanno ricordato un commento di una persona al recente libro di Andrea Bianchi sulla questione del lavoro delle donne: “Piuttosto generale, ma è un buon segno che anche gli uomini comincino ad affrontare il tema e a scriverne”.

L’incontro di è concluso, anche in vista delle prossime elezioni, con un invito ad attivarsi, a chiedere alla politica un salto di qualità per far entrare più donne nei posti di potere.

«Quando una donna fa politica cambia la donna, ma quando tante donne fanno politica, cambia la politica» (Michelle Bachelet).


Ps: anche ieri sera, come sempre succede nei dibattiti italiani, non c’è stato spazio per le domande del pubblico. Perché siamo ormai così disabituati a non porci degli interrogativi su quello che ascoltiamo? Avete mai fatto attenzione allo stupore degli speaker stranieri invitati in Italia, abituati a organizzare il loro discorso lasciando in fondo 10 minuti di Q&A, quando nessuno alza la mano?

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